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L’8 e il 9 giugno gli italiani sono invitati a votare per i Referendum Abrogativi in materia di diritto del lavoro e cittadinanza. Nello specifico, si andrà a manifestare la propria volontà attraverso il o il NO su 5 quesiti:

1. Primo quesito – Abrogazione del D.Lgs. 23/2015

Il primo quesito chiede all’elettore di manifestare la propria volontà sull’eventuale abrogazione dell’intero testo del D.Lgs. 23/2015.
Nel caso di vittoria del , non ci sarebbe più differenza tra il lavoratore assunto prima e dopo il 7 marzo 2015. Il tetto massimo dell’indennizzo per licenziamento ingiustificato passerebbe da 36 a 24 mensilità, andando ad eliminare la norma più recente che tratta la materia dei licenziamenti illegittimi per i lavoratori a tempo indeterminato, la quale prevede:

  • l’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo;
  • una procedura conciliativa per la riduzione dei tempi, che consente al datore di lavoro di offrire una somma risarcitoria esente da imposte pari a un minimo di 2 fino a un massimo di 18 mensilità;
  • il reintegro nei casi di licenziamento nullo (discriminatorio, orale e disciplinare infondato).

Nel caso di abrogazione, a disciplinare tale materia saranno le norme già presenti nell’ordinamento, applicate a discrezione del giudice competente e valutate caso per caso.
L’eliminazione del decreto estenderebbe il reintegro anche oltre i casi di licenziamento nullo, ma questo non vale per le imprese con meno di 15 lavoratori (micro imprese): si tornerebbe all’applicazione di norme più vecchie, che non sempre si adattano alla società moderna.

2. Secondo quesito – Indennità in caso di licenziamento ingiustificato

Il secondo quesito invita l’elettore ad esprimersi in materia di indennità in caso di licenziamento ingiustificato.
Nello specifico, si propone di eliminare il tetto massimo all’indennità, da corrispondere se il datore non riassume il lavoratore entro il termine di 3 giorni, che oggi è pari a 6 mensilità, ed è elevabile fino a 10 in caso di anzianità superiore ai 10 anni e fino a 14 in caso di anzianità superiore ai 20 anni (se il dipendente è assunto da un’impresa con più di 15 lavoratori).
L’eliminazione del tetto massimo non comporta necessariamente un aumento dell’indennità, in quanto l’importo viene stabilito in sede giudiziaria dal magistrato.
Per avere una certezza di aumento dell’indennità, sarebbe stato necessario innalzare il tetto minimo, non quello massimo, che resta comunque a discrezione del giudice.

3. Terzo quesito – Contratti a tempo determinato

Il terzo quesito chiede al cittadino di pronunciarsi in materia di condizioni, proroghe e rinnovi dei contratti di lavoro a tempo determinato.
L’abrogazione comporterebbe:

  • l’eliminazione delle ragioni tecniche, organizzative e produttive come base per la stipula del contratto a termine;
  • la possibilità di assunzione a tempo determinato solo se prevista dal contratto collettivo di riferimento o in caso di sostituzione di un lavoratore.

Se il contratto viene stipulato senza il rispetto di questi requisiti, lo stesso si trasformerebbe in un contratto a tempo indeterminato.
Anche proroghe e rinnovi sarebbero soggetti alle stesse condizioni, richiedendo il riferimento al contratto collettivo o la sostituzione del lavoratore.
Tuttavia, queste modifiche non agevolerebbero necessariamente la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, anzi: potrebbero ridurre ulteriormente i casi di stipula di contratti a termine, incentivando le imprese a ricorrere a forme contrattuali meno tutelate per il lavoratore (tirocini, apprendistato), che non rientrano tra le categorie protette. Infatti, il datore di lavoro non dovrà motivare la durata del rapporto e il ricorso a queste forme contrattuali, cosa invece obbligatoria per i contratti a tempo determinato in caso di abrogazione dell’art. 19, comma 1, lettera b.
Inoltre, si sfavorirebbero le aziende con esigenze produttive temporanee, aprendo la porta anche a un possibile aumento del lavoro nero.

4. Quarto quesito – Responsabilità solidale negli appalti

Il quarto quesito propone al cittadino di esprimersi sulla responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore in caso di infortuni sul lavoro subiti dai dipendenti.
Attualmente, sul committente non grava alcuna responsabilità per danni legati ai rischi specifici dell’attività lavorativa svolta da appaltatori o subappaltatori.
Il quesito propone di ampliare la sfera di responsabilità anche al committente, favorendo il lavoratore e/o la sua famiglia in sede di risarcimento danni, specialmente nei casi in cui ci siano difficoltà nell’attribuzione delle responsabilità.
Ciò comporterebbe anche una riduzione dei tempi giudiziari e una maggiore certezza giuridica per entrambe le parti coinvolte.

5. Quinto quesito – Cittadinanza italiana

Il quinto ed ultimo quesito chiede agli elettori di indicare la propria volontà sul dimezzamento dei tempi per la richiesta della cittadinanza italiana.
Attualmente sono richiesti 10 anni di legale residenza ininterrotta sul territorio nazionale, che verrebbero ridotti a 5 (questo termine è già valido per i cittadini extracomunitari maggiorenni adottati da cittadini italiani).
La variazione del requisito temporale non ridurrebbe però i tempi burocratici e i relativi procedimenti amministrativi, che rappresentano il vero problema nelle richieste di cittadinanza e su cui non si interviene.
È importante ricordare che i procedimenti burocratici lunghi costituiscono un costo significativo per lo Stato.

Qualunque sia la vostra preferenza, è importante che ognuno di noi si rechi alle urne, poiché il voto è la manifestazione della democrazia, in cui noi abbiamo il privilegio di vivere.

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